Annunciazione
La scena dell’Annunciazione è sempre rappresentata in un interno; sullo sfondo può essere raffigurata una tenda drappeggiata.  E’ presente la Vergine quasi sempre su inginocchiatoio (nelle maestà è considerata insolita l’assenza dello stesso) davanti ad un libro aperto (il libro di Isaia).  Può essere velata o a capo scoperto come le donne non sposate.  Di fronte l’Arcangelo Gabriele le porge il giglio e molto spesso indica con la mano la Colomba, sempre presente in alto, che diffonde sulla scena i raggi della grazia. In rare rappresentazioni compare Dio Padre; talvolta figure di Santi presenziano all’Annuncio.

Beata Vergine del Santo Rosario di Fontanellato
Negli ultimi anni del XVI secolo fu istituita nella chiesa del convento di Fontanellato una cappella dedicata alla Madonna del Rosario il cui altare nel 1615 fu arricchito con una statua lignea della Vergine vestita con sfarzosi abiti, scolpita da un ignoto artista parmigiano. Già nel 1628 fu associato alla Madonna di Fontanellato il primo miracolo, in seguito approvato dalla Diocesi di Parma; la successiva peste del 1630 riguardò il borgo di Fontanellato solo marginalmente, accrescendo tra i fedeli la fama taumaturgica della Madonna del Rosario. Nel 1660 la statua fu trasferita nella nuova chiesa costruita fuori della città.  vedi statua originale

Educazione della Vergine
Raffigura la Madonna, ancora giovane, con la Madre Anna.

Madonna Addolorata  (o Madonna dei sette dolori – Maria Dolorosa – Mater Dolorosa – Mater doloris)
Nelle maestà possono essere utilizzate le differenti denominazioni che sono stati unificate per semplicità, rimanendo assolutamente unitario il senso della rappresentazione.
Dai Vangeli si evince che Maria, la Madre di Gesù, è stata chiamata ad affrontare lungo la sua vita sette grandi dolori ma la storia del culto che la riguarda fa riferimento ad un evento preciso: il 15 agosto 1233 sette nobili fiorentini, che erano soliti recare omaggio ad un’immagine dipinta su parete di una via, improvvisamente videro l’immagine animarsi, apparire addolorata e vestita a lutto per l’odio fratricida che divideva Firenze. A seguito di ciò i giovani gettarono le armi, indossarono un abito a lutto, istituirono la compagnia di Maria Addolorata e si ritirarono in penitenza e preghiera sul Monte Sanario.
La Vergine viene sempre raffigurata completamente velata, come a lutto; può avere cinque o sette spade che le trafiggono il cuore, che può essere visibile e sormontato da una fiamma; il volto è reclinato e rivolto al cielo, le mani giunte.

Madonna Assunta in cielo
Secondo la tradizione Maria, la madre di Gesù, terminato il corso della vita terrena, fu trasferita in Paradiso con l’anima e con il corpo: fu cioè assunta, accolta in cielo.
La Vergine viene rappresentata generalmente su una nube con lo sguardo rivolto verso l’alto circondata e sostenuta da cherubini e/o angioletti.

Madonna col Bambino
Immagine tipica della Vergine Maria con il Bambino solitamente in braccio.  La più antica immagine conosciuta è quella rappresentata nell’affresco delle catacombe di Priscilla a Roma, risalente alla metà del III secolo: essa ritrae la Madonna seduta che tiene in braccio il Bambino Gesù. La Madonna appare quasi sempre velata, a volte con aureola e/o corona.

Madonna col Bambino – modello Nazzano
Particolare raffigurazione della Vergine con il Bambino riferibile alle maestà: si tratta infatti di numerose rappresentazioni tutte sicuramente discendenti da un modello unico, che ha il suo riferimento nella Madonna col Bambino di Forno di Massa della fine del sec. XVI e nella Madonna col Bambino di Nazzano; quest’ultima, che porta incisa una data certa – il 1598.   Viene per questo indicata convenzionalmente come il modello di riferimento di questa tipologia di icone marmoree. La Vergine è rappresentata in trono con la gamba destra posta leggermente più in alto come per sostenere meglio il Bambino, è velata e con le vesti drappeggiate sul corpo.  Il Bambino, nudo, si volge verso la Madre con una caratteristica torsione del tronco accentuata dalla sovrapposizione delle gambe (Donati). Queste immagini si ritrovano con datazioni differenti almeno fino al 1638.

Madonna Consolata di Torino
La sacra effige, della quale si conserva tuttora una copia postuma nella cripta del Santuario (opera di Antoniazzo Romano – sec XV – e portata a Torino dal cardinale Della Rovere) fu perduta durante i rimaneggiamenti della Chiesa di Sant’Andrea a Torino dove era originariamente conservata.  La tradizione vuole che sia stata fatta ritrovare in una cappella limitrofa sulla base delle indicazioni di un cieco originario di Briançon che dichiarò esserne venuto a conoscenza da un’apparizione della Vergine. Durante le ricerche effettuate nel 1104 venne recuperata l’immagine sacra e a seguito di questo evento il cieco recuperò la vista, avviandone il culto.  La Vergine è raffigurata seduta completamente avvolta nel manto sul quale si possono osservare due stelle. Altra caratteristica è la presenza di una visibile frangia sul braccio destro, tipica dell’antico abbigliamento palestinese.  Sostiene il Bambino seduto sul Suo grembo, anch’egli riccamente vestito.   Entrambi sono aureolati.

Madonna dei Miracoli di Lucca
La Madonna dei Miracoli di Lucca è un dipinto murale che sarebbe stato eseguito nel 1536 dal soldato Francesco Cagnoli, pittore dilettante.  Secondo tradizione cominciò ad operare miracoli il 30 marzo 1588, allorché un soldato di Capannori che aveva perduto ai dadi li scagliò via e bestemmiò contro l’immagine. Il braccio con cui aveva scagliato i dadi gli si spezzò in due punti: la Madonna intervenne per risanare il braccio.   L’emozione popolare fu tale che meno di un mese dopo, a seguito di una decisione congiunta del Senato e del Vescovo, l’affresco fu staccato e solennemente trasportato nella chiesa di San Pietro Maggiore.   A seguito della demolizione di questa chiesa, disposta da Elisa Bonaparte Baciocchi, principessa di Lucca (1807), l’immagine fu trasportata in un’altra chiesa ed infine (1813) nella chiesa di San Romano.  È stata rubata nel giugno 1997.
Localmente la Madonna dei Miracoli viene chiamata “Madonna del Sasso”.

Questa è la tradizione popolare.  Una versione più articolata dell’episodio è narrata da Girolamo Menghi nel libro “Celeste Tesoro della Gloriosa Madre di Dio Maria Vergine, ….” – Bologna, 1606: vedi testo

Madonna dei Quercioli
Con questo nome viene venerata un’antica effige della Vergine dipinta in un affresco all’interno di una casa privata nel 1754 e successivamente abbandonata; nel 1831 tornò fortunosamente alla luce e a seguito di alcune guarigioni miracolose divenne rapidamente motivo di culto e devozione popolare. La Vergine è rappresentata di tre quarti con il Bambino in piedi sul suo grembo; sono entrambi coronati e appaiono a Sant’Antonio di Padova in ginocchio alla loro sinistra che porge il giglio. Vedi originale

Madonna del Buon Consiglio
Nel 1467 all’interno del Santuario dei frati agostiniani di Genazzano, nel Lazio, venne ritrovata un’immagine sacra raffigurante la Vergine con il Bambino, che la tradizione vuole essere giunta in volo da Scutari (attuale Albania) per sfuggire agli infedeli.  L’immagine divenne rapidamente oggetto di grande devozione.  Ad opera dei frati agostiniani soprattutto a partire dal XVIII secolo l’immagine e il culto della Madonna del Buon Consiglio si diffusero in tutta Europa. La Vergine è raffigurata con sullo sfondo un motivo ad arco, interpretabile come un arcobaleno (non sempre presente), mentre tiene teneramente abbracciato il Bambino: le loro teste sono vicine ed il Bambino circonda con il braccio destro il collo della Madre mentre l’altro è appoggiato al suo scollo.  Vedi immagine originale

Madonna del Carmelo o Madonna del Carmine
Il termine fa riferimento al Monte Carmelo in Palestina dove, sull’esempio del Profeta Elia, nel sec. XII venne fondato da un gruppo di eremiti un ordine monastico sotto la protezione della Vergine.
La Madonna del Carmelo, spesso fra le nubi, distende le braccia in avanti offrendo lo scapolare.  L’immagine fa riferimento all’apparizione del 16 luglio 1251 quando la Madonna si mostrò a San Simone Stock consegnandogli uno scapolare; originariamente si trattava di un vero e proprio abito – una specie di stola con un’apertura per far passare il capo.  In seguito venne rappresentato come una miniatura dell’abito stesso con due quadratini di stoffa uniti fra loro da un cordoncino. Nelle maestà è frequente questa rappresentazione dello scapolare che la Vergine offre ad uno o più Santi presenti, in genere dell’ordine carmelitano.  Molto spesso ha il Bambino in braccio che a sua volta dona uno scapolare.

Madonna del Conforto
Immagine sacra della Madonna che, secondo la tradizione, sarebbe stata oggetto di un miracolo avvenuto il 15 febbraio 1796 ad Arezzo, da giorni sconvolta da continui eventi sismici. Improvvisamente un’immagine della Madonna di Provenzano in terracotta presente all’interno di una mescita cominciò ad ardere di luce propria vivissima mentre alcuni avventori la stavano pregando.  Quando la luce si estinse le scosse di terremoto cessarono definitivamente e l’immagine divenne oggetto di grande culto e rinominata Del Conforto, per il sostegno apportato alla città

 

Madonna del Latte

Rappresenta una variante della Vergine col Bambino, le rappresentazioni più antiche risalgono all’Egitto cristianizzato del VI/ VII secolo, si ritrovano in ambito bizantino e successivamente prendono campo in tutto l’occidente diventando molto popolari a partire dal 1300 con la rappresentazione realistica della Vergine a seno scoperto che allatta il piccolo Gesù. Le Madonne del latte incontrarono il favore del popolo soprattutto nelle campagne per il forte valore simbolico operando molti miracoli e con queste caratteristiche furono rappresentate per oltre due secoli. Con l’avvento della controriforma i nuovi dettami della Chiesa in ambito di iconografie devozionali ritennero poco opportune le raffigurazioni realistiche della Vergine che allatta e del Bambino.  Furono pertanto ritoccate o addirittura rimosse le icone considerate improprie mentre veniva a decadere ufficialmente l’iconografia. La Madonna del latte continuò ad essere di fatto venerata come una forte rappresentazione della sacralità della maternità.

Madonna del Monte di Mulazzo (ciclo)
Su un monte alto circa 950 metri, staccato a nord-est del crinale appenninico tra Liguria e alta Toscana, esiste da molto tempo un Santuario dedicato alla Madonna. Il primo documento storico risale al 1287 per poi essere citato ancora nel 1297 e 1299 per le Collette pro Sicilia. In realtà alcuni studiosi fanno risalire la chiesa al XII secolo con l’insediamento di benedettini dell’Abbazia di Borzone, emanazione della cella di Chaise-Dieu francese. Verso la fine del 1400, decaduta in parte la vita monastica del Santuario, esso venne dato in Commenda ai Marchesi Malaspina di Mulazzo fino all’incameramento dei beni da parte dei francesi nel 1796. Nella prima metà del XVII secolo  Ottavio Malaspina, Marchese di Montereggio e Pozzo, due paesi vicinissimi al Santuario, cagionevole di salute, a 35 anni (1644) fece testamento: non avendo prole i suoi beni diretti e feudali sarebbero andati a chi  ne avrebbe avuto diritto; inoltre obbligò l’esecutore testamentario a porre sul percorso Pozzo-Montereggio una serie di edicole con “abbadini” dipinti con figure dei misteri del Rosario in numero di nove per lato. Cioè nove da Pozzo alla chiesa del Monte e nove da Montereggio alla chiesa del Monte. Nel 1646 il Marchese si suicidò e negli anni successivi il fratello Leonardo (frate ed esecutore testamentario) incominciò l’opera riguardante l’apposizione delle edicole, ma cambiò la richiesta del fratello da lastre dipinte al più pregiato e duraturo marmo bianco.
Queste lastre marmoree sono giunte a noi solo in parte per un totale di dodici; di queste solo alcune sono ancora nel luogo originario. Questi sono i nomi delle lastre a noi giunte: Annunciazione, Visitazione, Adorazione dei pastori, Presentazione al tempio, Gesù tra i dottori, Orazione nell’orto, Flagellazione, Incontro con la Veronica, Resurrezione, Ascensione di Gesù, Assunzione, Incoronazione della Vergine.
Altre due lastre, ora scomparse, sono Incoronazione di spine e Crocifissione.

Madonna del Popolo di Carrara
Questa particolare iconografia rappresenta la Madonna velata col Bambino vestito in braccio, entrambi coronati, e le chiavi della città alla cintura.  Originariamente sull’antica  Porta Ghibellina d’entrata alla Città era posta l’immagine della Madonna col Bambino (probabilmente un affresco). Quando nel 1495 le truppe di Carlo VIII, che imperversavano in Lunigiana, risparmiarono “miracolosamente” la Città di Carrara questo fatto fu attribuito all’intercessione della Vergine e la sacra immagine  venne venerata come Madonna del Popolo cui affidare le chiavi della Città.  L’iconografia nella seconda metà del secolo XVIII  venne ereditata dalle Maestà marmoree, che precedono di circa un secolo l’attuale immagine pittorica presente in un altare laterale del Duomo di Carrara (sec. XIX).

Madonna del Rosario
la Vergine è rappresentata nei dipinti con una veste azzurra e una corona del Rosario tra le mani. Si tratta di una rappresentazione particolarmente frequente nella devozione dopo la Controriforma, la cui iconografia è ripresa da quella, più antica, della Madonna della cintola. Spesso è rappresentata con il Bambino in braccio mentre entrambi porgono il Rosario a Santi inginocchiati al loro fianco.   I Santi maggiormente raffigurati sono S. Domenico di Guzman, grande diffusore del culto del Rosario, e Santa Caterina da Siena, anch’essa domenicana.

Madonna del Soccorso
Il culto prese l’avvio a Palermo intorno al 1306 a seguito dell’apparizione della Vergine al Padre agostiniano Nicola La Bruna che ormai morente sarebbe stato da Lei risanato: la Vergine gli chiese di diffondere la notizia del miracolo facendola invocare dal popolo come Madonna del Soccorso.  Il culto si diffuse rapidamente in tutto il Paese e successivamente in Europa. La Vergine viene raffigurata mentre minaccia con un bastone il Demonio che si ritrae terrorizzato.

Madonna del Soccorso di Seravezza
Nel transetto sinistro del duomo di Seravezza è posta la cappella della Madonna del Soccorso, Nel 1626 venne qui collocato il dipinto su lavagna raffigurante la Beata Maria in Valluccio, poi denominata (impropriamente) Madonna del Soccorso. Si tratta di una pittura ad olio su lavagna, copia della Madonna della Vallicella del Rubens

Madonna del Sole
A Pietrasanta – Lucca – in una delle cappelle laterali dell’altare del Duomo di San Martino è custodita una tavola di un pittore anonimo attivo nella prima metà del Quattrocento. L’opera denominata “Madonna del Sole” è datata 1424 ed è chiamata così perché a partire dai secoli XVII e XVIII veniva venerata dai fedeli per scongiurare i lunghi periodi di pioggia o pestilenze. L’immagine raffigura una Madonna con il Bambino, affiancata dai Santi Giovanni Battista, sulla sinistra, e San Giovanni Evangelista, sulla destra. La Vergine, avvolta nel manto è assisa su un cuscino. Con il busto girato di tre quarti, Maria indica con una mano il Bambino che, appoggiato sul suo braccio sinistro, guarda e benedice l’osservatore.

Madonna della Consolazione o della Cintura
Narra la leggenda che Santa Monica, madre del futuro Sant’Agostino, molto provata dalla sua vedovanza chiedesse alla Madonna di mostrarle come si era vestita dopo la morte di S.Giuseppe e che la Vergine allora le apparisse vestita completamente di nero con una semplice cintura di cuoio ai fianchi e la invitasse a fare altrettanto.   Dopo la conversione la cintura fu adottata anche da S. Agostino ed in seguito da tutto l’ordine degli agostiniani. Furono nel tempo costituite numerose Confraternite maschili e femminile dette “Della Cintura”.  Infine nel 1495, dietro esortazione del pio oratore agostiniano Martino da Vercelli, a S.Giacomo Maggiore di Bologna fu fondata  una confraternita, detta di S. Maria della Consolazione, che le unificò definitivamente. Nelle rappresentazioni iconografiche la Madonna appare seduta o stante mentre porge la lunga cintura.

Madonna della Guardia
Del culto di questa Madonna si ha traccia a partire da un atto notarile del 1530, presente nell’archivio storico della Curia genovese, che riporta come nell’agosto del 1490 la Vergine apparve al pastore Benedetto Pareto, in seguito dichiarato Beato, sul monte Figogna – a 20 km da Genova – chiedendo l’edificazione di un Santuario in quel luogo, come successivamente avvenne. Da allora il sito rappresenta un luogo di culto molto amato e frequentato. e sede del più importante Santuario mariano della regione. La Madonna viene rappresentata in piedi aureolata con il Bambino sul braccio sinistro mentre con il destro indica al beato Pareto, inginocchiato di lato, il luogo ove edificare il Santuario.

Madonna della Misericordia
La Vergine è raffigurata in piedi mentre allarga il proprio mantello per accogliere i fedeli inginocchiati. Si tratta di un retaggio dell’epoca medievale, detto della “protezione del mantello”, che le nobildonne altolocate potevano concedere a perseguitati e bisognosi d’aiuto. Ciò consisteva appunto nel dar loro simbolico riparo sotto il proprio mantello, considerato inviolabile. L’iconografia ebbe un particolare successo presso le confraternite medievali e rinascimentali.  Nelle maestà possono non essere raffigurati i fedeli ma rimane il gesto di accoglienza del mantello allargato.

Madonna della Misericordia di Savona
Questa rappresentazione ricorda le apparizioni della Vergine della Misericordia avvenute a Savona nel 1536 all’anziano contadino Antonio Botta a seguito delle quali venne eretto in quegli anni un Santuario molto frequentato con annesso un ospitale per l’accoglienza di pellegrini ed infermi. La Vergine è raffigurata come da tradizione in piedi con le mani allargate verso il basso ed il mantello aperto in gesto di accoglienza. A lato è rappresentato il Beato Botta inginocchiato con il cappello fra le mani nelle sembianze di un anziano contadino. La scena è inserita all’aperto in ambiente naturale come di fatto avvenne.  Vedi statua originale

Madonna della Neve
Il titolo di Madonna della Neve è strettamente legato al sorgere della Basilica di S. Maria Maggiore in Roma.  Secondo la tradizione nel IV secolo, sotto il pontificato di papa Liberio, un nobile e ricco patrizio romano di nome Giovanni assieme alla moglie, non avendo figli, decisero di offrire i loro beni alla Santa Vergine, per la costruzione di una chiesa a lei dedicata.  La Madonna gradì il loro desiderio e apparve in sogno ai coniugi la notte fra il 4 e il 5 agosto, tempo di gran caldo a Roma, indicando con un miracolo il luogo dove doveva sorgere la chiesa. Infatti la mattina dopo i coniugi romani si recarono da papa Liberio a raccontare il sogno fatto da entrambi: anche il papa aveva fatto lo stesso sogno e quindi si recò sul luogo indicato, il colle Esquilino, e lo trovò coperto di neve.
Il pontefice tracciò il perimetro della nuova chiesa, seguendo la superficie del terreno innevato e fece costruire il tempio a spese dei nobili coniugi.
La chiesa fu detta ‘Liberiana’ ma dal popolo fu chiamata anche “ad Nives”, della Neve (da Wikipedia)