I santi rappresentati sono generalmente riconoscibili attraverso gli attributi rappresentati: occorre tener conto dell’analfabetismo della grande maggioranza della popolazione che in questo modo era facilitata a recepire correttamente l’identità del santo.   In altri casi i santi rappresentati sono eponimi dei committenti.
Qui di seguito diamo un elenco dei santi rappresentati nella maestà sinora censite con qualche brevissimo cenno alla vita o a ciò che ci è arrivato dalla tradizione orale oltre, naturalmente, agli attributi iconografici.  Buona parte delle informazioni riportate sono state desunte dai siti Santiebeati e Wikipedia.   Altre sono state ricavate dal libro “Le marginette di Camaiore” (vedi pagina bibliografia)

Agata
Catania, 229/235 – Di famiglia agiata, Agata fuggì con la famiglia da Catania per evitare alle persecuzioni contro i cristiani ordinate dal proconsole Quinziano ma fu catturata.  La sua bellezza fece innamorare il proconsole che tentò in ogni modo di farle ripudiare la fede e di accettare le sue offerte.   I prolungati rifiuti alla sottomissione portarono Agata al martirio: venne fustigata, le furono strappati i seni, fu lasciata sui carboni ardenti.  Generalmente raffigurata con un piatto in mano sul quale stanno i seni che le vennero strappati durante il martirio

Agostino
Tagaste (attuale Algeria) / Ippona (Algeria), 430. Fu filosofo, vescovo e teologo. Considerato il massimo pensatore cristiano del primo millennio. “Le confessioni” la sua opera più celebre. Uno dei 4 antichi “Dottori della Chiesa”. Raffigurato con pastorale, mitra, libro, cuore di fuoco.

Alberto di Trapani (o degli Abati)
Trapani, 1240 / Messina, 1307 – Figlio di un ammiraglio della flotta di Federico II, di origine fiorentina, entrò a soli 8 anni in un convento di carmelitani.    Divenne provinciale, poi superiore del suo ordine a Trapani e poi a Messina.  In vita divenne famoso per i suoi prodigi e per le conversioni di ebrei.  Fu canonizzato nel 1476, primo fra i carmelitani che lo vollero proprio patrono e protettore.

Alessandro di Bergamo
Tebe(?) III secolo – Bergamo 3033. Soldato della legione romana composta da soldati provenienti dalla Tebaide,  Comandante della legione era il generale Maurizio, anch’egli poi fatto santo. Durante un viaggio verso l’Italia i soldati non vollero effettuare persecuzioni contro i cristiani.   Alessandro fu imprigionato a Milano.  Scappò ma fu ripreso.   Di nuovo scappò ma, nuovamente catturato, fu ucciso con decapitazione.  Raffigurato in veste di soldato, con un vessillo e con la palma del martirio.

Ambrogio
Treviri (attuale Germania), 340 / Milano, 397. Figlio di importante famiglia, fu prima funzionario.  Fu vescovo di Milano. Grande teologo, è uno dei 4 grandi dottori della chiesa.

Anastasio
Persia, VII secolo. Soldato dell’esercito persiano, abbracciò la fede cristiana recandosi poi a Gerusalemme e ricevendo lì il battesimo. Fu martirizzato con la decapitazione. Il Nuovo Messale Romano del 1570 unì in un’unica memoria la commemorazione sua e di San Vincenzo da Saragozza.

Andrea
Galilea, I secolo / Patrasso (Grecia). Pescatore. Segue Gesù e ne diventa un apostolo. Subisce il martirio per crocifissione: appeso con funi a testa in giù a una croce in forma di X; quella detta poi “croce di Sant’Andrea”. Raffigurato con libro, canna da pesca. In alcune maestà è presente la croce a ricordo del suo martirio; in altre Sant’Andrea è rappresentato crocifisso.

Andrea Avellino
Castronuovo di Sant’Andrea (PZ), 1521 / Napoli, 1608). Dopo l’ordinazione a sacerdote e poi a presbitero continuò gli studi giuridici e prestò la sua opera a Napoli.   Entrò nell’ordine dei Chierici Regolari Teatini.  Fu uomo di grande cultura e rettitudine morale.  Fu proclamato santo nel 1712 da papa Clemente XI.

 

Anna
Gerusalemme, I secolo a.C.  Moglie di Gioacchino e madre di Maria. Rappresentata solitamente anziana, con un velo in testa, a volte con un libro al telaio, con uno strumento di lavoro, sotto un albero
Anna “metterza”
La metterza era una tipologia iconografica (Vasari) dove veniva raffigurata la Madonna col Bambino e Sant’Anna “messa a fare da terza” o “medesima terza”, cioè dove si evidenziava il rango della Santa come terza in ordine di importanza. Si tratta di uno dei modi tradizionali di raffigurare sant’Anna: in particolare per questa tipologia iconografica si fa riferimento ad una pala d’altare del 1424  di Masolino da Panicale (al quale si attribuisce la Sant’Anna) e Masaccio (la Vergine col Bambino)

Ansano di Siena
Roma, 284 / Dofana (Castelnuovo Berardenga, Siena), 304. Figlio di un senatore romano, predicò il vangelo nell’Italia centrale. Martirizzato a Dofana, dove si era trasferito per sfuggire alle persecuzioni. Raffigurato nella Maestà di Duccio da Boninsegna quale patrono di Siena. E’ venerato in diversi luoghi della Toscana dove è anche chiamato “Sano”.  E’ raffigurato come un giovane guerriero con lo stendardo e la palma del martirio. In mano ha la trachea dove sono appesi, come due grappoli, i suoi polmoni o, secondo un’altra versione, il cuore e il fegato

Antonino di Piacenza
??? – Travo (Piacenza), 303)   Le notizie circa la sua biografia sono scarse e poco attendibili. La tradizione tramanda che il suo martirio si consumò nelle vicinanze di Travo intorno al 303. La sua esistenza è ricordata nel De laude Sanctorum di Vittricio di Rouen (IV secolo), nonché nel Martirologio Geronimiano. Nel IV secolo il vescovo Savino di Piacenza avrebbe ritrovato le sue spoglie in un ambiente di epoca romana, oggi visitabile sotto la chiesa di Santa Maria in Cortina.

Antonio Abate
Coma (attuale Egitto), 250 / Tebaide (attuale Egitto), 356.  A partire dai vent’anni e sino alla morte visse da eremita. Raffigurato con una campanella a ricordo dell’aiuto che dette ai lebbrosi, accompagnato da un maiale (era un demonio) o altri animali domestici, con attorno donne che lo tentano, bastone da pellegrino con croce a T, pastorale, fuoco ai piedi, rosario, serpente schiacciato, libro in mano.

Antonio di Padova
Lisbona, 1195/ Padova 1231.   Appartenente all’ordine dei francescani.  Il suo culto è fra i più diffusi del cattolicesimo. Uno dei 36 dottori della Chiesa.   Moltissime sono le maestà nelle quali è raffigurato questo santo, senza dubbio il più rappresentato: prevalentemente tiene in braccio Gesù Bambino mentre in una mano ha un giglio.

Apollonia di Alessandria
Alessandria d’Egitto, 249 c.a – Eusebio di Cesarea racconta che nel 249 scoppiò una rivolta popolare contro i cristiani.   Apollonia, anziana e nubile cristiana, fu percossa al punto di farle cadere i denti.   La tradizione vuole che le furono cavati con una pinza e che, per non essere stuprata e perdere in questo modo la castità, si gettò volontariamente nelle fiamme.  Viene raffigurata con la palma del martirio e con una pinza.

Barbara
Nicomedia (attuale Turchia) III-IV secolo. Segregata dal padre in una torre perché fosse sottratta al culto cristiano, riuscì comunque a mettersi in contatto con un prete che la convertì e la battezzò. Subì atroci supplizi ed infine fu trascinata su una montagna e decapitata dal padre stesso che, per punizione divina, colpito dalla folgore, morì.
Gli attributi iconografici, oltre alla palma del martirio e alla corona sono: una torre, una piuma di pavone (perché le verghe con le quali venne fustigata si trasformarono in piume di pavone), un ciborio sormontato da un’ostia, un cannone o una bocca di cannone.

Bartolomeo
Cana in Galilea I secolo / Asia Minore, 68. Apostolo. Uno dei dodici apostoli. Secondo tradizione svolse attività missionaria in varie regioni del Medio Oriente (forse fino all’India) Fu condannato a essere scuoiato vivo e poi decapitato. E’ raffigurato con accanto un grosso coltello e con la palma del martirio.

Bernardino da Siena
Massa Marittima, 1380 / L’Aquila, 1444. Francescano dei frati minori e teologo. Grande predicatore, si adoperò per l’utilizzazione del Cristogramma JHS. Svolse attività di pacificatore fra le città italiane in guerra nella sua epoca. Raffigurato con il Cristogramma JHS.

Bernardo degli Uberti
Firenze, 1060 – Parma, 4 dicembre 1133 –  di nobile famiglia fiorentina, fu un monaco benedettino della congregazione vallombrosana della quale fu anche abate generale; fu creato cardinale da papa Pasquale II e fu vescovo di Parma dal 1106 alla morte. È stato proclamato santo nel 1139. Compatrono della città di Parma e Patrono della diocesi, è venerato anche dai vallombrosani come Padre fondatore, insieme a Benedetto da Norcia e a Giovanni Gualbert

Bernardo di Chiaravalle
Fontaine-lès-Dijon (Francia), 1090 – Ville-sous-la-Ferté (Francia), 1153.    Abate e teologo, padre dell’ordine cistercense, fu il fondatore della famosa  abbazia di Clairvaux e di altri monasteri.  Spesso lasciò la sua sede monastica per dedicarsi ad importanti questioni politico-religiose del suo tempo.  Raffigurato con bastone pastorale, libro

Biagio
Sebaste (Armenia), III secolo / 316).  Era medico e venne nominato vescovo della sua città. A causa della sua fede venne imprigionato dai Romani.  Durante il processo rifiutò di rinnegare la fede cristiana; per punizione fu straziato con i pettini di ferro, che si usano per cardare la lana. Morì decapitato.
A lui sono stati attribuiti diversi miracoli; tra questi il più conosciuto è il salvataggio di un bambino che stava soffocando dopo aver ingerito una lisca di pesce.  Per questo motivo è tradizionalmente invocato come protettore per i mali di quella parte del corpo. A quell’atto risale il rito della “benedizione della gola”, compiuto con due candele incrociate.

Bianco
Di questo Santo eremita non si hanno notizie documentali.  La sua storia è strettamente collegata a quella del più noto San Pellegrino (morto attorno al 643).  Secondo la tradizione Pellegrino era un principe irlandese o scozzese che avrebbe rinunciato alle ricchezze per effettuare un viaggio di pellegrinaggio in Terrasanta e sarebbe morto poi in Italia sull’Appennino tosco-emiliano, dove sorse presto un culto legato alla sua figura e a quella di san Bianco, tradizionalmente indicato come suo unico compagno di romitaggio. Sebbene oggetto di grande venerazione da parte dei cattolici tosco-emiliani, entrambi non sono riconosciuti ufficialmente come santi dalla Chiesa cattolica

Bonaventura da Bagnoregio
Bagnoregio, 1217/1221 – Lione, 15 luglio 1274 – E’ stato un cardinale, filosofo e teologo italiano. Denominato Doctor Seraphicus, studiò e insegnò alla Sorbona di Parigi e fu amico di san Tommaso D’Aquino.  Venne canonizzato da papa Sisto IV nel 1482 e proclamato Dottore della Chiesa da papa Sisto V nel 1588. È considerato uno tra i più importanti biografi di san Francesco d’Assisi. Divenne anche ministro generale dell’Ordine Francescano

Brigida
Finsta (Svezia) 1303 / Roma, 1373.  Nata di famiglia aristocratica, si sposò ed ebbe 8 figli.  Sia lei che il marito divennero terziari francescani.  Dopo la morte del marito si spostò a Roma e si dedicò alla cura dei poveri.   Si recò a Santiago di Compostela e a Gerusalemme.  Dettò ai suoi padri spirituali le sue esperienze mistiche, ricche di rivelazione ricevute da Gesù, dalla Madonna e a ari Santi,  Adottò e divulgò una particolare forma di rosario.  Fu santificata nel 1391.

Carlo Borromeo
Lago Maggiore, 1538/1584. Fu vescovo di Milano.   Sostenitore della Controriforma, riorganizzò il suo clero mediante l’opera di nuovi Ordini religiosi come i Barnabiti, i Gesuiti, i Teatini, favorì la Congregazione degli Oblati, da lui fondata e la crescita delle confraternite della Penitenza e del Sacramento. Riordinò il culto secondo norme severe seguendo scrupolosamente le regole del Concilio di Trento. Glorificato come il vescovo ideale, difensore della città e protettore efficace contro la peste è, con S. Ambrogio, patrono di Milano. Le sue caratteristiche iconografiche sono: un lungo naso arcuato, le vesti liturgiche di vescovo o il cappello di cardinale; i suoi attributi: un crocifisso, un teschio e talvolta la corda da penitente al collo.

Caterina da Siena
Siena, 1347 / Roma, 1380. A 16 anni, entrata nell’Ordine di S. Domenico, prese l’abito delle Mantellate.  Si dedicò, secondo le regole dell’Ordine, alle opere di misericordia e alla cura degli appestati, conducendo una vita di mortificazione e penitenza. Contribuì con le sue accorate suppliche a far ritornare il papa da Avignone a Roma e, suo malgrado, si occupò di politica in un periodo di lotte intestine, portando dovunque parole di pace e tolleranza. Ricevette, come S. Francesco, le stimmate. Raffigurata con l’abito bianco e il mantello nero dei Domenicani, in mano il giglio o il crocifisso. Spesso ha come attributo un cuore e la fronte cinta da una corona di spine.

Caterina di Alessandria
Alessandria d’Egitto, secoli III-IV. Il governatore d’Egitto Massimino fa straziare il suo corpo con una ruota dentata. Raffigurata con la ruota del suo martirio

Ceccardo
Luni, IX secolo. Martirizzato da un gruppo di tagliapietre nelle cave di Carrara. Raffigurato con bastone pastorale e con la palma del martirio

Chiara
nata ad Assisi nel 1193, della nobile famiglia degli Offreducci, aveva appena 12 anni quando Francesco si spogliò di tutti i suoi abiti per darli al padre. Presa dall’esempio di Francesco si allontanò da casa sette anni dopo per andare presso di lui alla Porziuncola. Da lì, vestito il saio di francescana, viene portata al monastero benedettino di S. Paolo dove il padre cerca di convincerla a tornare a casa. Si rifugia  nella chiesa di S. Damiano dove fonda l’ordine delle “povere recluse”. A seguito di ciò Francesco detta una prima regola a seguono le altre scritte da lei stessa. Ottiene dal Papa Gregorio IX “il privilegio della povertà” per il suo Ordine che diventa infine delle “Clarisse”. Erede del messaggio francescano cerca di diffonderlo fino alla morte. (1253)   Emblemi l’ostia e il giglio.

Ciriaco
Gerusalemme, IV secolo.  Nell’anno 326, l’Imperatrice Elena, madre di Costantino I, si recò a Gerusalemme per trovare la Vera Croce. Qui venne a sapere che il rabbino Giuda conosceva il luogo in cui era stata seppellita . Giuda non voleva rivelare le informazioni in suo possesso, ma dopo sei giorni all’interno di una cisterna vuota, senza cibo né acqua, informò l’Imperatrice. Al rinvenimento della Croce Giuda si convertì al cristianesimo; fu battezzato e assunse il nome di Ciriaco. Da allora in poi si adoperò attivamente per la diffusione della fede e nello studio dei Vangeli. Fu poi vescovo di Gerusalemme. Nel 363 l’imperatore Flavio Claudio Giuliano lo fece imprigionare e torturare in vari modi: fu mutilato della mano destra, gli fu fatto ingurgitare del piombo fuso, fu legato sopra una graticola e frustato, fu gettato in una fossa piena di serpenti velenosi, fu immerso nel bitume bollente, gli fu trafitto il capo con una spada e dopo questo Ciriaco morì.
E’ patrono di Ancona, dove è conosciuto anche con il nome dialettale di Ceriàgo, ed è assai venerato in Sardegna col nome di “Quirico”.

Clemente 
Roma, I secolo / Cherson, 23 novembre 100. Quarto vescovo di Roma. Martirizzato su ordine dell’imperatore Traiano che ordinò che Clemente fosse gettato in mare con un’ancora di ferro al collo. È considerato un Padre della Chiesa.

Concordia
IV secolo. Martire. I resti della santa, trovati nel porto di Luni, sono custoditi nella chiesa di Ponzano superiore.

Cristina
Tiro (Libano), III secolo / Bolsena, III secolo. Secondo tradizione era una giovane undicenne, che, per la straordinaria bellezza, fu segregata in una torre dal padre Urbano, ufficiale dell’imperatore, in compagnia di dodici ancelle. A nulla sarebbero valsi i tentativi del padre di costringere la figlia, divenuta cristiana, a rinunciare alla sua fede; il padre passò allora dalle blandizie alle percosse: la fece flagellare e rinchiudere in carcere e, in seguito, la consegnò ai giudici che le inflissero vari e terribili supplizi. Nel carcere dove fu gettata a languire venne consolata e guarita da tre angeli. Fu poi condotta al supplizio finale: legatale una pesante pietra al collo, la gettarono nelle acque del lago; la pietra però, sorretta dagli angeli, galleggiò e riportò a riva la fanciulla. I giudici tornarono a infierire su di lei condannandola a terrificanti quanto inefficaci torture fino a quando non la uccisero con due frecce.  Un sepolcro con i suoi resti sarebbe stato trovato a Bolsena.

Cristoforo
Licia, III secolo. Secondo la leggenda agiografica orientale, Cristoforo, un omone dall’aspetto animalesco, entrato nell’esercito imperiale, si convertì al cristianesimo e annunciò la sua fede ai commilitoni. Scoperto, venne sottoposto a numerose torture. Due donne, Niceta e Aquilina, che avrebbero dovuto corromperlo, furono invece da lui convertite. Alla fine Cristoforo venne decapitato.
In Occidente prevalse invece un altro aspetto, quello legato al significato etimologico del suo nome: Cristoforo infatti significa, in greco, “(colui che) porta Cristo”. Così la leggenda parla di un cananeo che faceva il traghettatore su un fiume. Una notte gli si presentò un fanciullo per farsi portare al di là del fiume: Anche se grande e robusto, si sarebbe piegato sotto il peso di quell’esile creatura, che sembrava pesare sempre di più ad ogni passo. Al meravigliato traghettatore il bambino avrebbe rivelato di essere il Cristo, confessandogli inoltre che aveva portato sulle sue spalle non solo il peso del corpicino del bambino, ma il peso del mondo intero. Dopo aver ricevuto il battesimo, Cristoforo si recò in Licia a predicare e qui subì il martirio.